GLI INIZI

La Gioventù Esperantista Italiana (IEJ) non è nata direttamente con questo nome. Prima di essa c’era infatti la IESA, Itala Esperantista Studenta Asocio (Associazione Studentesca Esperantista Italiana), che vide la luce a Bologna nel dicembre 1913, sotto la presidenza della studentessa di scienze Stamura Linardi.

I primi soci, quasi tutti del nord d’Italia, si diedero lo scopo di diffondere l’esperanto tra gli studenti, ed individuarono nel gruppo locale la forma strutturale ideale: il primo di questi nacque a Capodistria.

I primi anni di vita furono caratterizzati da problemi finanziari, per risolvere i quali si propose un pieghevole d’informazione la cui quarta pagina avrebbe dovuto essere dedicata alla pubblicità.

Di quest’epoca sono disponibili il primo statuto e la composizione del primo consiglio direttivo.

Pochi fatti vanno citati dall’inizio dell’attività fino al primo conflitto mondiale: la nascita di numerosi gruppi, corsi ed esami (anche a livello di interpretariato) per boy-scout (allora definiti “Giovani Scolte”), ed una struttura di segreteria che si basava – evidentemente – su sistemi postali di ben altra efficienza (es. il numero di giugno 1914 invitava i soci a comunicare l’indirizzo durante le vacanze, in caso di notizie importanti che non potessero attendere il rientro!).

Tra le due guerre

L’impiego della rivista nazionale L’Esperanto come mezzo di comunicazione tra i soci venne preso in considerazione solo alla fine del 1922; nel 1923 apparve, per alcuni numeri, la Paĝo por niaj knaboj (Pagina per i nostri ragazzi), un settimanale stampato a Prato (allora provincia di Firenze), con testi definibili solo come “deamicisiani”. La Gioventù, ebbe, dal primo gennaio 1924, una rubrica in esperanto, curata dal genovese Sante Zullo.

Nel 1925, auspici i presidenti della FEI (Federazione Esperantista Italiana), i quali, nel loro messaggio ai soci, invocarono la formazione di “una imponente massa di entusiasti giovani d’Italia parlanti l’idioma novello”, la quota giovanile venne differenziata da quella ordinaria, ed il limite d’età posto a 16 anni.

In campo internazionale, l’italiano Elio Migliorini partecipò, come delegato, al sedicesimo Congresso universale a Vienna, nel 1924, ove vennero poste le basi per una Internacia Studenta Asocio (Associazione Studentesca Internazionale).

Tutta l’attività esperantista, compresa quella giovanile, subì modifiche ed aberrazioni nel periodo fascista, e sono poche o nulle le notizie che ci sono pervenute nelle annate della rivista consultate per redigere questo testo; va comunque ricordato, come pura curiosità, un appello ai giovani affinché difendano l’italianità attraverso l’esperanto.

Il Dopoguerra

La ricostruzione dopo il secondo conflitto mondiale coinvolse anche il mondo esperantista: la rinascita dell’associazione, col nome di “Gioventù Esperantista Italiana (GIE)”, data 1947, ad opera dell’insegnante Mario Guzzi; Nova Sento, da bollettino separato di informazione ai soci, divenne rubrica della rivista nazionale solo nel 1950. Le alterne vicende di questa rubrica sono specchio interessante, ma non sempre fedele, dell’attività dell’associazione.

Nucleo della rinata GIE fu il gruppo giovanile di Torino, che svolse frenetica attività d’insegnamento (fino a 5 corsi contemporaneamente, di cui uno presso il Movimento Federalista Europeo, che prevedevano, come premio al miglior allievo, la partecipazione al Congresso Universale), in concorrenza con Milano, che ebbe addirittura problemi logistici per sistemare le centinaia (sic!) di giovani che seguivano i corsi.

L’associazione era indipendente dalla FEI, cui pagava una quota d’adesione: nel settembre 1950 un convegno a Torino, auspici tra gli altri Giancarlo Fighiera e Gina e Piero Fop, pose le basi per un’associazione giovanile nazionale nel quadro della FEI, ma con struttura, scopi e finalità indipendenti.

A livello nazionale, va segnalato un convegno, svoltosi a cura della GIE a Milano nel 1952, sul come organizzare, anche in senso linguistico, i gruppi locali. Nel 1953 la GIE ottenne di essere rappresentata da 3 suoi membri nel Consiglio nazionale FEI, allora eletto in base ad una divisione territoriale di appartenenza. I tre membri, Capacchi, Codazza, Cosatti, costituivano il Consiglio direttivo della GIE.

Nova Sento ricomparve sulle pagine della rivista, per scomparire nel 1954 e riapparire nel 1957, affrontando varie crisi redazionali che si risolveranno nel 1962. Le attività nazionali, differenziandosi a seconda degli interessi particolari dei soci, paiono in questo periodo contraddittorie: a fianco di chi proponeva di creare una rete di ostelli per giovani esperantisti, vi era chi organizzava gite in montagna (attività tipica dei milanesi), chi eleggeva Miss Esperanto, chi collaborava coi federalisti (Umberto Broccatelli), chi organizzava serate danzanti, chi preparava il convegno dei capigruppo, sorta di conferenza programmatica FEI. Tutte queste tendenze confluirono, comunque, all’Aquila dal 7 al 14 agosto 1955, per l’undicesimo Congresso internazionale giovanile, cui parteciparono 150 persone. La comunicazione del Congresso era stata tardiva, limitando così la partecipazione, e vi fu persino chi parlò di boicottaggio. Il Congresso ebbe comunque un discreto successo, ma, stranamente, la rivista gli dedicò poche pagine.

La rifondazione

Il 1956 fu l’anno della rifondazione, iniziata durante il Congresso Nazionale di Massa, in cui i giovani ebbero condizioni particolarmente favorevoli d’iscrizione e d’alloggio, grazie al Comitato Organizzatore, guidato dalla famiglia Dazzini. La rivista pubblicò un’ampia relazione sull’attività svolta e da svolgersi, mentre l’associazione prendeva contorni più definiti col limite d’età posto a 25 anni (benché l’Associazione Universale di Esperanto mantenne, ancora per alcuni anni, il proprio limite a 21) e, dopo il nuovo Statuto FEI, con la necessità per i giovani di essere soci di gruppo.

Il 22 settembre 1957 veniva approvato a Varese il programma d’attività, che portò anche ad una notevole crescita nel numero di soci (275 nel 1958). Per alcuni anni, comunque, le notizie degne di nota furono poche: incontri nazionali nel quadro della Fiera di Milano, elezione di Nicola Minnaja a segretario generale della TEJO (Tutmonda Esperantista Junulara Organizo – Organizzazione Mondiale della Gioventù Esperantista), concorsi di oratoria TEJO, attività ludica varia.

La prima riunione ufficiale nell’ambito di un Congresso nazionale è datata 26 settembre 1961, a Sanremo. Nel 1962 la struttura direttiva comprendeva una serie di responsabili incaricati di temi specifici; ma i 3 rappresentanti al Consiglio FEI, pur avendo diritto di parola, rimasero senza diritto al voto fino al 1970. L’indirizzo dell’associazione si spostò a Sondrio, poi venne trasferito a seconda di chi fosse a questo incaricato, fino al 1977, quando si stabilì a Pisa, per restarvi fino al 1982, anno del trasferimento alla casella postale bolognese.

Un notevole allargamento dell’attività internazionale si ebbe dal 1963, anno dedicato dalla UEA (Associazione Universale di Esperanto) alla gioventù, in sostegno alla TEJO, attiva ma sulla soglia del crac finanziario. A livello nazionale, va segnalata una forte crescita dell’informazione tanto interna quanto, e soprattutto, esterna, in particolare nei confronti delle cosiddette NEJOj (NeEsperantistaj Junularaj Organizoj – Organizzazioni Giovanili Non-Esperantiste), tra cui vanno almeno citate l’Unione Internazionale degli Studenti (IUS) e la Federazione Mondiale delle Gioventù Democratiche (MFDY).

Nova Sento ospitò molti contributi del genere, tra cui si ricordino gli interventi dell’allora presidente Mario Sola, a riassunto dell’attività svolta e da svolgere, e di Carlo Minnaja, allora vicepresidente della TEJO, sulla situazione e le possibilità internazionali. Concorsi di oratoria durante i congressi nazionali solidificarono una tradizione ancor oggi viva che vuole una particolare cura per il livello linguistico nelle file della Gioventù Esperantista Italiana.

Il nuovo Statuto nacque il 22 settembre 1964 durante un convegno a Sorrento, nel quale venne distribuito un volantino prodotto dalla TEJO e tradotto in italiano, nell’ambito di una campagna di informazione a target universitario. Iniziò in questo periodo la collaborazione alla rivista Koncize, che raccoglie contributi di alcune sezioni europee occidentali della TEJO: tra i vari redattori delle pagine italiane ricordiamo Michela Lipari, che se ne occupò dal 1968 al 1975.

Né per la prima né per l’ultima volta la IEJ (Itala Esperantista Junularo – Gioventù Esperantista Italiana – questo il nuovo nome) si trovò ad affrontare una crisi generazionale: a fronte di molte attività separate e locali, si verificava una carenza di attivismo a livello nazionale, di interazione e soprattutto di coordinamento. Momenti anche importanti quali alcune manifestazioni a sostegno di una petizione all’ONU, un corso su nastro (allo studio a Torino), un Trilanda Renkontiĝo (Incontro Trinazionale) pasquale a Trieste, nel 1965, restarono generalmente isolati tra loro, nonostante una attiva partecipazione ai Comitati Interregionali, che però ebbero storia piuttosto travagliata.

Il Sessantotto

Un forte stimolo all’attività venne dalle varie manifestazioni giovanili e studentesche attorno al 1968 cui, ovviamente, anche il movimento esperantista non rimase indifferente. Temi di interesse prettamente sociale iniziarono ad occupare le pagine di Nova Sento, allora redatto da Silvio Stoppoloni (che divenne in seguito redattore della rivista), a riprova e sostegno del pensiero, o per meglio dire, della presa di coscienza allora emergente (e che andò diffondendosi negli anni successivi), secondo cui l’Esperanto doveva essere utilizzato per parlare di qualsiasi argomento e non solo di Esperanto. Si espanse la collaborazione con associazioni non esperantiste con finalità analoghe a quelle esperantiste: questo tipo di attività, nato nel 1968 sulla spinta internazionale dell’olandese Hans Bakker, fu particolarmente seguito dai romani Mauro La Torre e Renato Corsetti. I temi degli incontri assunsero toni più mirati culturalmente (ad esempio, “Influenze reciproche delle culture nazionali europee”, organizzato in collaborazione con la Gioventù Federalista Europea) e, pure, socialmente (ad esempio, vi fu una attiva collaborazione in occasione di catastrofi naturali, quali l’alluvione di Firenze ed il terremoto in Belice). La grande attività, tanto interna quanto esterna, mise in evidenza un profondo interesse al ruolo che il movimento esperantista avesse, ed avrebbe potuto giocare, nella società in generale: questo tema si ampliò enormemente, anche a seguito della Dichiarazione di Tyres (Svezia, 1969), che costituì una pietra miliare della evoluzione esperantista.

I soci aumentarono, non così le sezioni giovanili, sia presso gruppi, sia come sezioni indipendenti. Al 40° Congresso nazionale, a Como, nel 1969, il cui slogan fu “Ĝis la 30a, ĉiuj al la 40a” (Fino ai trentenni, tutti al quarantesimo), ben cinquanta giovani parteciparono all’assemblea. I temi di dibattito rispecchiavano quelli in uso nella sinistra dell’epoca: “Gioventù e società”; “La scuola” (tema del Congresso internazionale di Graz); “Gli imperialismi sociali e linguistici”, etc. Seminari linguistici, campi di lavoro, e nutrita partecipazione alle attività internazionali mostravano una IEJ viva e vitale, con chiari fini e modalità, e con personaggi che giunsero alle alte cariche della TEJO: Giulio Cappa, Renato Corsetti, Michela Lipari, Silvio Stoppoloni e Giuliano Turone, il primo a portare nel movimento un discorso ideologico antimperialista (il primo seminario ideologico e non linguistico si svolse a Bologna nel dicembre 1969).

Gli anni 1970

Nel 1970 i tre rappresentanti della IEJ presso il Consiglio nazionale FEI ne divennero membri a pieno titolo: tale situazione sarebbe rimasta fino alla modifica dello Statuto federativo, avvenuta nel 1980. Da allora, pur tra polemiche varie, almeno un rappresentante della IEJ poté partecipare alle riunioni del Consiglio nazionale, sia pure senza diritto di voto, fino al 1981, da quando l’unico modo per portare il voto della IEJ divenne quello di farne eleggere un membro o simpatizzante alle biennali elezioni del Consiglio nazionale FEI.

Per tornare agli anni Settanta, essi furono caratterizzati da attività rivolte all’esterno, alla ricerca di un aumento nel numero dei soci più che nella consistenza dell’attività, nonostante alla IEJ vada ascritta la quasi totalità dei seminari linguistici svoltisi in Italia in quel periodo; va comunque ricordato l’impegno nel campo sociale ed antimperialista, che, pur producendo importanti ed originali contributi al dibattito culturale, causò anche forti screzi e contrasti nel movimento. Una tra le attività più spesso segnalate sulle pagine della rivista fu la distribuzione al pubblico di schede-inchiesta (“Tre domande sull’esperanto”) e di simili volantinaggi. Del resto, la IEJ aveva aderito ai programmi regionali TEJO, che prevedevano soprattutto attività di informazione verso il mondo esterno.

Dopo una stasi di alcuni anni, ricomparve il Servizio di corrispondenza (servizio ai soci volto a facilitare la ricerca di “amici di penna”), e nomi italiani apparvero nelle liste del Servizio passaporto (servizio internazionale che facilita il trovare alloggio a condizioni di favore presso esperantisti).

Il Festival

Le informazioni tra gli anni 1974 e 1976 sono alquanto scarse, in quanto questa Storia si basa soprattutto sugli articoli apparsi sulla rivista, che, in quegli anni, affrontò una profonda crisi redazionale. La struttura della IEJ, nonostante la sua apparente non-rigidità, si dimostrò inadeguata nel facilitare l’accesso a nuovi elementi, tra i quali va certamente ricordato Brunetto Casini. In ogni caso, la vitalità dell’associazione rimase alta, e la Pasqua del 1977 vide la nascita (o meglio la rinascita) di una manifestazione che rimase poi attività-simbolo della IEJ: il Festival Giovanile Internazionale (Internacia Junulara Festivalo, IJF). Il primo si svolse a Levico Terme (TN), col tema “L’insegnamento dell’esperanto contro le discriminazioni sociali”, e vide l’ingresso nell’associazione di nuove figure, quali Dario Besseghini, Cristina De Giorgi, Roberto Tresoldi. La IEJ trasferì il suo recapito a Pisa; il consiglio direttivo, quasi completamente rinnovato, cercò una propria immagine ed un proprio modus operandi, teso soprattutto a far incontrare il nuovo mondo giovanile esperantista italiano con quello internazionale. Si rafforzò la collaborazione con la TEJO, il cui Consiglio direttivo si riunì due volte (1979 e 1982) in occasione dello IJF; si modificò lo Statuto onde (tra l’altro) effettuare l’assemblea dei soci IEJ non più nell’ambito dei congressi della FEI, ma di un altro incontro a carattere internazionale, ovvero lo IJF (primo esempio fu il Festival di Marina di Massa nel 1979); venne iniziata una collaborazione con altre associazioni esperantiste italiane, tra cui la IABE (Itala Asocio de Blindaj Esperantistoj – Associazione Italiana dei Ciechi Esperantisti), che più volte tenne la propria assemblea nell’ambito dello IJF.

Nova Sento venne redatto, fino al 1981, da Mauro Nervi, più volte vincitore di premi ai concorsi letterari dell’UEA. Nel 1980 uno dei numeri della rivista venne dedicato interamente ai giovani ed al loro particolare movimento, a riprova di una grande attività su vari livelli; l’attività interna portò la IEJ a divenire, nel 1982, la sezione nazionale TEJO col maggior numero di soci, 393, in Europa Occidentale, superando persino il consueto primato della Germania Federale; l’attività esterna si svolse soprattutto in ambito TEJO, con la partecipazione di parte del Consiglio direttivo IEJ al primo seminario organizzato presso il Centro Giovanile Europeo, struttura strasburghese del Consiglio d’Europa, adibita ad ospitare incontri di associazioni giovanili.

Anni difficili

Nel corso degli anni la struttura organizzativa della IEJ venne più volte modificata, da manageriale ad interattiva, da verticistica a cooperativa, alla ricerca di una formula agile ed efficace attraverso la quale agire: modello di questa ricerca fu più volte la struttura della Gioventù Esperantista Tedesca. Questa serie di successi venne controbilanciata, purtroppo, da una serie di avvenimenti negativi, che procurarono all’associazione notevoli problemi: tanto sotto i punti di vista umano, e finanziario, quanto sotto quello ideologico.

Il problema umano sembra quasi paradossale: la più forte, numericamente parlando, sezione occidentale non riusciva a trovare ricambi per il proprio vertice, tanto che la IEJ venne retta per alcuni anni da una terna di personaggi, definiti a volte come la banda dei tre, cioè Dario Besseghini, Cristina De Giorgi e Norberto Saletti.

Rauma

Il problema ideologico meriterebbe una trattazione a parte, vista la sua complessità, data dall’intrecciarsi, in esso, di fattori personali con altri politici. Nel 1980, durante lo IJK a Rauma, in Finlandia, i giovani esperantisti discussero se stessi ed il proprio ruolo nei confronti del mondo interno ed esterno, ed alcuni tra loro formularono un Manifesto che asseriva come la cultura esperantista potesse essere, ed in effetti fosse, un qualcosa superiore alla somma delle parti che la compongono, una cultura capace di esprimere qualcosa di proprio, non necessariamente in contrapposizione ad altre entità nazionali. Questa presa di posizione, che prevedeva anche un considerare le forze del movimento per quello che effettivamente erano, e non per quello che si sarebbe desiderato fossero, e che si spingeva ad una analisi realistica secondo cui le prospettive della vittoria finale, l’affermarsi dell’Esperanto come mezzo di comunicazione internazionale, non erano dietro l’angolo, per cui occorreva dare senso al movimento nella sua identità al presente, fu violentemente respinto da alcune frange del movimento adulto, che giunsero a chiedere più volte l’espulsione dei sottoscrittori. Le divergenze raggiunsero il culmine attorno al Congresso nazionale di Roma del 1981, ma le polemiche continuarono a lungo, sottraendo all’associazione tempo ed energie che sarebbero state ben più utilmente spese nell’organizzare incontri con altre associazioni (esperantiste e non), piuttosto che a discutere della mancata partecipazione della IEJ a controverse ed inefficaci manifestazioni su strada, durante il congresso di Roma, nelle quali un centinaio di persone attraversò la città scandendo slogan al limite del grottesco. O, ancora, a sprecare il prezioso tempo delle assemblee federali per discutere all’infinito delle stesse questioni, dei modi di attività, dei personalismi.

Tutto questo portò, nonostante il già citato aumento nel numero dei soci, ad una fase di crisi per l’attività della IEJ, tanto che persino lo svolgersi dello IJF fu in dubbio. L’ingresso di nuovi personaggi sulla scena portò nuove idee e nuove forze: Alessandro Perna e Carlo Sarandrea contribuirono a sbloccare una stasi di fatto, aprendo la via che, grazie alla volontà di rinnovare per crescere, portò la IEJ ad essere una delle più attive associazioni giovanili d’Europa. Il 1984 vide un grande rinnovamento del “gruppo motore”, in occasione dello IJF di Rimini, cui fu affiancato un seminario sovvenzionato dal Consiglio d’Europa.

Gli anni 1980

Nuove forme di attività, collaborazione ed informazione si svilupparono: il 1985, per l’UNESCO “Anno Internazionale della Gioventù”, vide l’organizzazione di seminari per attivisti, onde trasmettere esperienze da una generazione alla successiva; la partecipazione a manifestazioni e mostre; l’organizzazione di concerti rock in esperanto per un pubblico anche non esperantista; e, soprattutto, la rinascita del bollettino mensile ItInFo (ITala INforma FOlio – Foglio d’Informazione Italiano) che, riprendendo su base periodica un precedente bollettino aperiodico, nato alla fine degli anni 1960 e redatto allora da Ranieri Clerici, divenne ben presto un ottimo mezzo di informazione e comunicazione tra gli attivisti. Lo redasse per primo Francesco Pignatelli, fino al settembre dello stesso anno, quando la redazione passò a Francesco Amerio, che la tenne fino all’aprile 1988 data in cui essa passò al fratello Alessandro. Gli anni tra il 1985 e il 1987 videro l’instaurarsi di forme di collaborazione e scambio con sezioni analoghe di altri paesi, tra cui la Polonia ed i paesi mediterranei, rapporto questi ultimi rapidamente scomparso. I rapporti con la TEJO andarono intensificandosi, sia dal punto di vista qualitativo (Norberto Saletti, dopo essere stato caporedattore di Koncize dal 1981 al 1985, fu, per 4 anni, nel Consiglio direttivo, Dario Besseghini operò a lungo nella Commissione per i Rapporti con l’Esterno -KER-, Alessandro Amerio partecipò all’organizzazione di alcuni seminari), sia da quello quantitativo, con gruppi sempre più numerosi di italiani partecipanti a congressi e convegni vari.

Durante la presidenza di Alessandro Perna, dal 1984 al 1986, l’organizzazione interna venne formalizzata nel nuovo Statuto, approvato a Castelfranco Veneto (TV) nel 1986, durante il 10° IJF; nello stesso anno vennero approvati i Regolamenti generali, in seguito modificati nel 1990. La presidenza di Perna è stata caratterizzata anche da un altro notevole successo: la IEJ entrò a far parte, nel 1986, del Comitato Interassociativo del Ministero degli Affari Esteri. Questo, a partire dal 1987, ha concretamente consentito all’associazione di ricevere fondi per gli scambi giovanili internazionali. Il 1987 vede anche la costituzione dell’Archivio Storico della Gioventù Esperantista Italiana, curato prima da Paola Nigrelli (Torino) e poi da Elena Zerpini (Trieste).

La presidenza rimase, dal 1986 al 1988, nelle mani di Francesco Pignatelli (Treviso), cui si deve un’enorme mole di lavoro volta a far crescere, tanto nel numero quanto nella qualità, gli attivisti. Gli seguirono Francesco Amerio (1988-1990), proveniente dal numeroso ed intraprendente gruppo di Torino, e Luigi Fraccaroli (1990-1992).

Dal 1988 si assiste ad un consolidarsi dell’organizzazione dell’Internacia Junulara Festivalo, per la cui sistemazione logistica si ricercano collaborazioni con strutture fornite dalle istituzioni comunali, provinciali e così via, anche allo scopo di avvicinare i partecipanti al Festival con i giovani non esperantisti del luogo.

Il nuovo simbolo della IEJ, il gabbiano Attilio, nasce nel 1987 ad opera del napoletano Renato Delahaye. Dal 1988 archivi, protocolli e pubblicazioni sono pressoché completamente informatizzati: ottimo modo per festeggiare il quarantennale dell’associazione, che, dopo un periodo di tensione nei suoi rapporti con la FEI, inizia con questa una collaborazione proficua, basata soprattutto sul… distinguere le due sfere d’attività.

Nel 1990 la UEA eleva da 25 a 30 anni il limite d’età per essere considerato socio giovane; essendo tale decisione vincolante per le associazioni esperantiste nazionali affiliate alla UEA, il limite viene, nello stesso anno, modificato anche nei rapporti tra IEJ e FEI.

L’attività editoriale, pur tra alterne vicende, presenta almeno tre aspetti degni di menzione: la pubblicazione di una collezione di volantini e manifesti informativi; la comparsa, nei primi giorni del 1992, di una breve antologia di testi poetici originali, scritti da attivisti ed ex attivisti della IEJ ed apparsi sulle pagine letterarie di ItInFo; la redazione, a cura di Francesco Pignatelli, di un Manuale per l’attivista, che raccoglie documenti, notizie e suggerimenti tesi a rendere più agevole quel trapasso generazionale che tante volte ha costretto l’associazione a ricominciare da zero.

Sulla base della riorganizzazione avviata durante la fine degli anni 1980, l’attività di primi anni 1990 è contrassegnata dall’instaurarsi di un circolo virtuoso che vede l’aumento degli attivisti e delle possibilità organizzative con il conseguente, lento ma costante, miglioramento delle condizioni economiche.

Parte rilevante delle attività è tuttora concentrata sull’organizzazione dei Festival per i quali si ottengono, anche in virtù della maggiore professionalità con la quale i medesimi vengono organizzati, finanziamenti via via maggiori dal Ministero per gli Affari Esteri e dagli Enti Locali. L’accresciuta disponibilità economica aiuta anche l’organizzazione di festival con caratteristiche sempre migliori (sia per la logistica che per il programma) e con una partecipazione più vasta.

Merito di questa svolta spetta in gran parte alle capacità organizzative di Marco Bezzi (Trento) che dal 1991 inizia ad occuparsi dei protocolli del Ministero per gli Affari Esteri e, appunto, del Festival.

Ma non si vive di solo Festival: a fianco dell’importante manifestazione internazionale rifioriscono iniziative collaterali che vanno dalla serie dei Disseminarioj (dal 1991 al 1995), alla nascita degli incontri per novuloj e delle attività di volontariato come i campi di lavoro di Blera (VT) o il campo in occasione dell’alluvione in Piemonte del 1994, ai corsi internazionali.

Nel 1996 la IEJ pubblica il suo primo sito internet, a cura di Giuseppe Castelli. L’acquisizione del dominio www.esperanto.it, di cui la IEJ si fa promotrice coinvolgendo la Federazione, rende più stabile ed efficiente il servizio che viene sviluppato negli anni successivi. Sono mesi che vedono comunque la posta elettronica soppiantare, quasi completamente, ogni altra forma di comunicazione.

Ed è proprio in questo periodo che viene realizzato, traducendo una versione inglese, il corso via posta elettronica KIREK. Nonostante l’impostazione artigianale, la formula rastrella centinaia di corsisti all’anno, tanto da mettere in crisi, sul finire del decennio, l’organizzazione stessa di corsi tradizionali. I nuovi attivisti arrivano sempre più spesso dal mondo virtuale di internet.

A partire dal 1998 nasce il bollettino informatico via posta elettronica “Nova Sento in Rete“. Tale strumento, ideato da Federico Gobbo (Monza) e compilato dal settembre 1998 da Francesco Amerio, viene utilizzato come sistema di comunicazione veloce tra attivisti e neofiti, con particolare riferimento ai corsisti del corso telematico KIREK. Esso ha uno sviluppo esponenziale, e passa dalle poche decine di lettori dei primordi agli 800 lettori dell’aprile 2002.

Grazie al nuovo strumento informatico cominciano finalmente a rinascere rapporti con giovani meridionali, tradizionalmente isolati.

I rapporti con la FEI rimangono discreti, anche se il livello di collaborazione rimane piuttosto basso. Rimane ad esempio irrisolto il nodo della scarsissima partecipazione dei giovani alla vita associativa della FEI con particolare riferimento al congresso nazionale. La mancanza di un momento di confronto tra le due realtà non consente l’individuazione di sinergie e forme di collaborazione continuative.

A livello internazionale i rapporti con la TEJO sono invece intensificati dal 1995 in poi dalla decisione di organizzare il 53° Congresso Internazionale Giovanile (IJK) ad Assisi e dall’ingresso nel Comitato della stessa TEJO di Giovanni Grossi (Bologna) e, dal 1997, di Federico Breda (Mantova), ex presidente e membro del consiglio direttivo IEJ. Sono varie le iniziative congiunte organizzate dalle due associazioni in Italia.

Momento apicale delle attività di questo periodo è rappresentato comunque dall’estate del 1997. Ad Assisi la IEJ organizza dopo quasi 50 anni il Congresso della Gioventù Esperantista Mondiale (TEJO). La manifestazione risulterà poi essere tra le più grandi di tutti i tempi (forse la prima in Europa Occidentale) con oltre 500 partecipanti da tutto il mondo. A stupire i partecipanti è anche l’organizzazione quasi impeccabile e un programma ricco di eventi.

A corollario del 53° Internacia Junulara Kongreso, la IEJ organizza “Varmas la Somero”, una serie di manifestazioni pre e post-congressuali (l’antaŭkongreso a Venezia e i campi di lavoro a Padova e Blera).

Facendo qualche rapido calcolo, l’estate esperantista italiana del 1997 e’ consistita in quasi 6.000 pernottamenti, con un impegno finanziario di circa 150.000.000 Lire e, soprattutto, con il coinvolgimento di decine di attivisti di diverse generazioni.

Il 1997 è pietra miliare nella storia recente della IEJ. Se il Congresso di Assisi e le manifestazioni collaterali con il loro successo danno un importante impulso alle attività, e al numero di attivisti italiani, nei mesi successivi si conclude il ricambio generazionale ormai in corso da alcuni anni. Con l’uscita dall’estraro di Francesco Amerio, la generazione dei trentenni lascia il testimone ad un agguerrito gruppo di ventenni che sapranno brillantemente traghettare la IEJ nel nuovo millennio.

Gli anni 2000: L’età moderna della IEJ

Manuel Giorgini, eletto nel 1999 e che per anni resterà militante nell’associazione (anche come presidente, fino al 2003) è l’artefice dello sviluppo e l’aggiornamento del sito iej.esperanto.it, interamente dedicato alla Gioventù Esperantista Italiana e non più ospitato sul sito dell’associazione senior FEI. Il sito della IEJ era stato voluto e posto in essere originariamente dal precedente presidente dell’associazione, Federico Gobbo. Giorgini resterà il webmaster del sito iej fino al’ingresso di Fabio Bettani nel direttivo, molti anni dopo.

Il 2000 fu un anno storico soprattutto per il Festival Giovanile Internazionale: la sede di Cavallino, scelta per l’edizione del millennio dell’IJF, ospitò tra il 19 e il 25 aprile il più grande degli IJF a memoria d’uomo, con ben 325 partecipanti da oltre 20 nazioni. Il successo di tale evento è dovuto allo zelo del direttivo IEJ che riuscì ad ottenere un cospicuo finanziamento dalla TEJO, che agevolò la partecipazione di numerose persone; un particolare omaggio è da rendere a Manuel Giorgini che svolse interamente da solo il lavoro di amministratore, lavorando indefessamente per il successo dell’incontro. Tutt’ora l’evento di Cavallino è il termine di paragone degli incontri giovanili italiani.

Nel 2000 fece la sua comparsa sulla scena della IEJ anche Michele Gazzola, già attivista dell’Esperanta Radikala Asocio di Giorgio Pagano (ERA), che in seguito fonderà la sua propria associazione per la tutela della democrazia linguistica: Nitobe.

L’ “età d’acciaio” della IEJ

Fino al 2003 l’associazione non registra momenti degni di nota, si hanno alti e bassi come in tutte le associazioni e in generale prosegue la ricerca di nuovi attivisti che possano portare ad un un nuovo ricambio generazionale. Alcuni nomi in tale ambito sono quelli di Flavia Dal Zillio e Francesco Maurelli.

Nel 2006 si ebbe il coinvolgimento della IEJ nell’organizzazione del programma giovanile dell’Universala Kongreso di Firenze.

Nel 2007 un ragazzo particolarmente brillante inizia a far parlare di sé: è Michael Boris Mandirola, divenuto consigliere nel 2006/2007 e che in una decade abbraccia ruoli di importanza sia nell’esperantismo nazionale, sia in quello internazionale: tesoriere, presidente e membro anziano per la IEJ, consigliere, vicepresidente e presidente per la TEJO, nonché vicepresidente del gruppo esperantista di Vercelli (in cui era cresciuto ed aveva imparato la lingua) e attivista nel gruppo esperantista di Torino, che pian piano diventa la roccaforte esperantista dell’Italia intera… insomma, un vero attivista poliedrico!

La comparsa del nome di Michael Boris Mandirola all’interno del consiglio direttivo IEJ è considerata il punto di inizio della cosiddetta “età d’acciaio della IEJ“, termine coniato da Michele Guerriero all’epoca della sua presidenza nel biennio 2013-2015 per indicare sia il ricambio generazionale, sia il legame particolarmente forte che si ebbe tra i membri dell’estraro 2012-2014.

Dal 2007 la IEJ iniziò anche ad occuparsi dell’organizzazione del programma giovanile dell’Itala Kongreso, evento principe organizzato dalla FEI.

Nel 2009, a poca distanza dall’inizio dell’annuale Festival Internazionale Giovanile, la regione Abruzzo (che avrebbe ospitato l’evento) soffrì la devastazione di un terremoto. Il direttivo IEJ, annullato l’evento, propose agli iscritti di devolvere la propria quota in beneficenza e si impegnò nella raccolta di generi alimentari davanti ai supermercati, da destinare poi alle famiglie colpite dal sisma.

Gli anni che seguirono caratterizzarono la lenta ripresa dell’associazione.

(L’estraro d’acciaio)

Si comincia a sentire negli anni il bisogno di un ricambio generazionale non nella IEJ, bensì nella FEI, i cui membri del direttivo sono sempre gli stessi e faticano a stare al passo coi tempi anche a causa degli innumerevoli impegni a livello personale, non certo aiutati dalla situazione economica di un’Italia che sta compiendo i primi passi nella cosiddetta “grande recessione” del 2008. L’ingresso di Mandirola anche nel direttivo FEI porta una leggera ventata di novità, ma i contrasti tra le sezioni giovanili, seppur piccoli, cominciano ad avere una frequenza che implora un rinnovamento generale di tempi, metodi e personale.

Michael Boris partecipa ad oltre 60 eventi esperantisti, classificandosi come il più attivo dei membri IEJ da decenni, e nella sua corsa avvicina altri giovani in gamba che proseguono l’opera della IEJ in un contesto in cui risulta assai più complicato muoversi, in mancanza di finanziamenti statali o europei che non vengono più stanziati dalle agenzie nazionali o continentali. La struttura della IEJ inoltre, come il suo statuto e i suoi metodi di comunicazione, rimane incastrata in una lunga transizione tra “quello che era” e “quello che deve essere” nel nuovo millennio, in cui l’informazione viaggia su internet a velocità mai viste prima, e dove la concorrenza è assai pesante.

Il consiglio direttivo costituitosi nel 2011 mette nero su bianco i primi schemi di un rinnovamento della IEJ che potesse stare al passo con il presente, rintracciando nella mancanza di forze sufficientemente attive il problema principale. La presidentessa Gianfranca Gastaldi (Torino), forte del suo spiccato senso della professionalità, contribuisce a rinnovare l’immagine della IEJ e a darle l’aspetto di associazione culturale “navigata” che merita.

Si ha nel 2013 l’avvio di tale transizione, volta a modificare i suoi processi interni e la propria immagine dentro e fuori il movimento. Si considera nuovamente l’importanza del meridione d’Italia e le isole, ancora, purtroppo, poco esperantizzati: gli IJF 2013 e 2014 ebbero infatti luogo in località in cui l’Esperanto era ancora poco radicato, quali la Puglia e la Sardegna, con notevole successo e numero di partecipanti.

Nel 2015 anche il sito internet viene rinnovato.

Seguono anni di profonda decadenza materiale e spirituale. Per fortuna ora ci siamo noi.